martedì 18 settembre 2018

LE ARTI MARZIALI NEL MONDO - PARTE 2

Il termine “arti marziali” è entrato nell’uso comune agli inizi degli anni sessanta quando vennero introdotte in occidente le arti marziali orientali. Talvolta viene associato solo a queste, ed in particolare alle arti marziali cinesi, giapponesi e coreane.

In realtà già dal 1500 i sistemi di combattimento in Europa venivano definiti in questo modo. In particolare, un manuale inglese di scherma del 1639 lo utilizzava riferendosi specificatamente alla “scienza e arte” del duello di spade, facendolo derivare dal latino poiché “arte marziale” significa letteralmente “arte di Marte“, il dio romano della guerra.

Molti gruppi di persone hanno avuto bisogno di difendersi in qualche momento e hanno per questo sviluppato tecniche di combattimento. Sebbene queste tecniche di combattimento si siano rivelate col tempo obsolete (soprattutto con l’avvento delle armi da fuoco) alcune, come per esempio il pugilato, la lotta, la scherma, sono sopravvissute divenendo sport.

Questo è in parte dovuto all’importanza culturale che le arti marziali hanno rivestito in determinate aree sia per le loro funzioni di ginnastica e allenamento fisico-mentale sia per l’utilizzo che ne viene fatto nell’addestramento militare.

Alcune arti marziali praticate oggi vengono considerate “tradizionali” perché ancora legate ad uno sfondo etnico, religioso o culturale, mentre altre sono moderni sistemi di combattimento sviluppati da un fondatore o da un’associazione basati su percorsi didattici ben strutturati e definiti.

Nel post sotto (Parte 1) trovi l’elenco completo di tutti gli stili praticati oggi nel mondo!


Lo sapevi che..
Anche in Italia si sono sviluppati diversi tipi di arti marziali, soprattutto legati all’utilizzo di uno o due bastoni, spesso di lunghezze differenti, dato che non era spesso permesso (a chi non era nobile) di portare la spada!
Un esempio sono il “bastone genovese”, il “bastone pugliese" o quello "siciliano”.
Quest’ultimo, oggi denominato Liu Bo, era utilizzato prevalentemente dai ceti più poveri per autodifesa, ad esempio contro i briganti durante la dominazione borbonica, ed è ancora praticato.

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